Tecnicamente ineccepibile, storia insufficiente / 1 Maggio 2023 in Empire of Light
La prima sceneggiatura scritta completamente in solitaria dal regista Sam Mendes (la sua prima esperienza allo script risale al film 1917, scritto a quattro mani con Krysty Wilson-Cairns) è piena di belle atmosfere e buoni propositi, ma, secondo me, scricchiola un bel po’.
Empire of Light è un film che affronta vari temi interessanti (tra questi, la malattia mentale e il razzismo), ma, purtroppo, lo fa in modo un po’ superficiale.
La bellezza delle scelte di regia e delle immagini (la fotografia di Roger Deakins è stata candidata agli Oscar 2023) è indiscutibile.
La scenografia, poi, è da sturbo. Grazie a un contenuto speciale del film, ho scoperto che solo i pittoreschi esterni del cinema Empire sono realmente esistenti (l’edificio reale si trova a Margate, sull’isola di Thanet, nel Kent, in Inghilterra). Tutto il credibile resto, per quel che riguarda gli spazi al chiuso, compresi i magnifici interni déco dell’Empire, sono stati creati ex novo dallo scenografo Mark Tildesley (Il filo nascosto, High-Rise, Gli spiriti dell’isola).
Con una grazia non indifferente e rendendo apparentemente semplice il funzionamento di una macchina cinematografica costosa e complessa come quella di un film che si basa sull’allestimento di set così dettagliati, Mendes ha costruito una storia di formazione e guarigione.
Il problema è che, a fronte di una così maniacale attenzione per il contesto, la vicenda si risolve in una trama prevedibile e convenzionale inficiata da personaggi abbastanza incolori su cui prevale (negativamente) il protagonista maschile (Micheal Ward).
Olivia Colman è sempre una interprete ottima e, forse, la sua Hilary è il personaggio che incarna meglio la ricercata e commovente fusione narrativa tra impiegati dell’Empire ed edificio.
Insomma, è come se la sensibilità narrativa di Mendes si fosse concentrata su Hilary, lasciando ai margini -inspiegabilmente, visto anche il non indifferente minutaggio complessivo- alcuni approfondimenti (per esempio, l’interessante differenza di età fra Hilary e Stephen), alcune utili dissonanze e certe relazioni causa-effetto.