Film a tesi caricato a pallettoni / 14 Ottobre 2022 in Athena

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Athena ribadisce la propensione di Romain Gavras per un estetismo virtuosistico caricato a pallettoni.
In particolare, la prima parte del film è fantastica, esaltata dalla bella fotografia di Mathias Boucard. Vorrei tanto vedere un documentario che illustri il dietro le quinte del primo, incredibile, piano sequenza.

Il film ha assunti epici, toni ancestrali, è un dramma classico (nel senso che Athena è concepito come una tragedia greca). Soggetto e sceneggiatura sono firmati dallo stesso Gavras, Elias Belkeddar e dal suo amico Ladj Ly (regista de I miserabili, Prix de la Jury a Cannes 2019).
Ma Athena inciampa e si impoverisce, quando mostra in modo troppo didascalico di essere un film a tesi (niente di esecrabile, se non fosse) che, per raggiungere il proprio obiettivo di denuncia sociale, è disposto a sacrificare la coerenza drammaturgica.
Lo scarto che subisce uno dei protagonisti (il vero protagonista) è inspiegabile e troppo repentino, ma condiziona (anzi, condanna) il resto del film.

Lo so che, oltre a criticarlo, rischio di semplificare molto un progetto non banale, ma mi sembra che, nel complesso, il film sia “solo” una versione più estesa, ambiziosa e tecnicamente più raffinata di un vecchio videoclip diretto da Gavras, quello di No Church In The Wild di Jay-Z & Kanye West feat. Frank Ocean (2012).
Questo amore per la derivazione e l’autocitazione è una cosa che ricorre nella filmografia del regista francese.
Per esempio, il suo primo lungometraggio, Notre jour viendra (2010) sembra collegato al videoclip realizzato per il brano Born Free di M.I.A. (2010), di cui potrebbe essere un sequel/prequel/spin-off (questo è un buon elemento di ambiguità che aggiunge valore narrativo a film e video musicale).
Non ho ancora visto il suo secondo lungometraggio, Il mondo è tuo (2018), per sapere se la tradizione sia stata sempre rispettata.

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