Film prodotto dalla BBC e mai distribuito in Italia, il che è un gran peccato, perché si tratta di una storia ben raccontata e ben interpretata (la giovane Eloise Laurence è perfetta per il ruolo di Skunk, vivace, un po’ dinoccolata, con un viso che ispira immediata simpatia e tenerezza e sono decisamente bravi anche Tim Roth e Cillian Murphy) e che, prepotentemente, per via di tanti dettagli, mi ha ricordato il romanzo di Harper Lee Il buio oltre la siepe: Skunk qui e Scout là (con lo stesso taglio di capelli, tra l’altro), padre avvocato, fratello maggiore (qui Jed, là Jem) e madre scomparsa per entrambe, vicino di casa con problemi mentali, vicine di casa orfane di madre che vivono con un padre solitario e violento… La scena in cui Skunk difende Mike dalla furia di Oswald, poi, mi ha ricordato, pur se con risoluzioni diverse, quella in cui Scout si frappone tra Atticus ed i bifolchi che intendono linciare Tom Robinson.
Al di là di questo, la pellicola di Rufus Norris è apprezzabile anche per l’attenzione dimostrata nei confronti dei temi sociali che interessano la cultura inglese, come il bullismo nelle scuole e le gravidanze tipiche tra le ragazze in età scolastica.
Scout, “menomata” da una malattia invalidante, è l’occhio puro e critico di ciò che accade nel contesto in cui vive, ed è sensibile e sincera in maniera forse narrativamente artefatta, ma la sua presenza di spirito è comunque confortante.
Ho apprezzato decisamente l’apparente facilità con cui le varie sottotrame che costituiscono l’ossatura del film si conciliano tra loro, approfondendo esaurientemente ciascun aspetto delle vicende: la fine di una relazione tra due innamorati apparentemente perfetti, la scoperta degli affetti extra-famigliari in età puberale, la difficoltà nel raffronto con il lutto, il superamento di un distacco.
Lo sgangherato ma poetico tema portante della colonna sonora, Colours, vede lo zampino di Damon Albarn:
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