Tanta carne al fuoco, forse troppa / 2 Aprile 2020 in Maniac (2018)
Come da titolo c’è molta e forse troppa carne al fuoco in questa serie televisiva che è rappresentato un grande azzardo per Netflix visto che non ha proprio quell’appeal da serie tv che rapisce ogni genere di spettatore. Maniac è una serie tv molto di nicchia, è un lungo e virtuoso trip carico di simbolismi e scene apparentemente grottesche, in puro stile David Lynch.
Le 10 puntate scorrono un po’ a fatica perché la trama non è affatto lineare e con un senso immediato. Di fatto le 10 puntate con un minutaggio variabile potevano essere riassunte in un singolo film di 120 o 150 minuti. Forse sarebbe stato più godibile, visto che per fare una serie di 10 puntate si è per forza dovuto allungare il sugo.
La trama ha un buon soggetto ma lo sviluppo della storia non mi ha entusiasmato. In più punti mi sono chiesto cosa diavolo stesse succedendo e non riuscendo a trovare un senso in tutto ciò, facilmente finivo per distrarmi o annoiarmi. La serie l’ho finita più per curiosità di dove si volesse andare a parare e per la presenza di Emma Stone, che per un reale interesse nella trama. Il che è un peccato perché adoravo l’atmosfera futuristica e distopica che si respirava per non dire delle vibrazioni anni ’80 e dell’atmosfera alla Blade Runner con quei richiami alla cultura giapponese.Le carte in regola per un cult assoluto c’erano tutte, ma penso si sia voluto strafare. Il finale l’ho trovato alquanto deludente e poco ispirato. Le parti più interessanti erano quelle dei “sogni” soprattutto quando Annie e Owen intrecciavano le loro onde. A parte questo mi aspettavo un po’ più di sentimento, di suspense e qualcosa sì di grottesco e surreale ma ben strutturato.
Peccato, sarebbe un 8 per l’idea, l’ambientazioni e l’atmosfera, nonché per la presenza di Emma Stone, ma do un 7 per lo sviluppo della trama, che direi sia il perno di una serie tv.