Serie Netflix ispirata al folklore giapponese / 11 Dicembre 2022 in Oni: La leggenda del dio del tuono

Oni è una miniserie Netflix di animazione realizzata dallo studio nippo-americano Tonko House fondato nel 2014 da due ex direttori artistici della Pixar, Robert Kondo e Daisuke ‘Dice’ Tsutsumi.
Da qualche tempo, seguo l’attività dello studio, perciò, ho guardato con curiosità il suo primo progetto di “grande respiro” (prima di questo lavoro, la Tonko aveva distribuito un paio di cortometraggi e la serie per bambini Go! Go! Cory Carson, realizzata ancora per Netflix).

Oni: La leggenda del dio del tuono è una miniserie in 4 episodi (circa 45 minuti ciascuno) realizzata in tecnica mista, computer graphic + stop motion (dove finisca una e inizi l’altra è praticamente impossibile da stabilire e certe soluzioni tecniche, come i pianificati movimenti “a scatti” dei personaggi, non aiutano a sciogliere il mistero!).

La storia racconta della vivacissima Onari, che vive con il corpulento e dolcissimo padre Naridon in un villaggio di kami, cioè le creature che, per tradizione, sono oggetto della devozione shintoista (corrispondenti a divinità), e yokai, ovvero gli spettri della tradizione giapponese.
Il villaggio è minacciato dall’imminente comparsa nel cielo della Luna Demoniaca, che preannuncia l’arrivo degli oni, creature cattivissime dedite alla distruzione dei kami.

Il contesto è quello folkloristico e animistico giapponese che, in Occidente, è stato sdoganato da tanti manga e anime di successo, in primis Lamù di Takahashi Rumiko. Non a caso, fin dalle prime immagini, agli spettatori cresciuti negli anni Ottanta, non sfuggiranno le corna e gli abitini tigrati di Onari e Naridon e, quindi, di quali poteri dovrebbero essere dotati padre e figlia…

Inevitabilmente, visto l’argomento, la miniserie Oni è costretta a confrontarsi con opere di animazione già affermate e ormai famose, come quelle dello Studio Ghibli. In Oni: Thunder God’s Tale, sono presenti tantissimi elementi narrativi in comune con lungometraggi come La città incantata e Principessa Mononoke di Miyazaki e Pom Poko e La principessa splendente di Takahata. A voler esagerare, ci ho visto almeno un punto in comune perfino con la mitologica Pollon di Azuma Hideo (come la figlia di Apollo, infatti, Onari deve capire qual è il suo potere divino e quale divinità diventerà! A questo punto, penso che ci sia qualche leggenda giapponese che tocca questo argomento).

Nonostante le inevitabili connessioni con cotanti precedenti, Oni è un prodotto godibilissimo, divertente e appassionante, veicolo di messaggi positivi e stimolanti, realizzato con eccellente qualità tecnica e formale.

A latere, Noraidon è il mio personaggio preferito: l’ho trovato molto bello, sia dal punto di vista del character design che narrativo.
Per concludere, forse, la serie si dilunga un po’ in alcuni passaggi e il progetto avrebbe potuto risolversi in un lungometraggio, ma… va bene così.

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